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Piano Caldo: Ministero introduce il Codice Calore

di Redazione

Extraospedaliera

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Oltre ai codici colore, c'è un nuovo codice che gli infermieri possono assegnare al triage in Pronto soccorso. È il codice calore, istituito il 17 luglio dal Ministero della Salute. Lo stabilisce il comunicato n.38 “Piano caldo, Ministero salute: codice calore in Pronto Soccorso, attivazione ambulatori territoriali e USCAR”. Si tratta di una breve circolare indirizzata alle Regioni per prevenire, con precise raccomandazioni, gli effetti delle ondate di calore sulla salute della popolazione.

Italia rovente: arriva il Codice Calore in Pronto soccorso e ambulatori

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Il Ministero della Salute ha istituito il codice calore in Pronto Soccorso per chi presenta malesseri e malori legati al caldo.

Il codice calore è un percorso assistenziale preferenziale e differenziato, destinato a tutti coloro che manifestano segni e sintomi causati da malesseri e malori legati alle elevate temperature, di gravità ed intensità variabili, che stanno colpendo molte persone in queste settimane di caldo intenso.

Poiché secondo le previsioni metereologiche tali condizioni climatiche potrebbero durare ancora a lungo, si è reso urgente inserire, all'interno del piano caldo per l'estate 2023, ulteriori provvedimenti invitando le Regioni a valutare la predisposizione di azioni organizzative così da rafforzare la risposta ordinaria alla richiesta di assistenza sanitaria, soprattutto da parte delle persone più vulnerabili.

Oltre alla disposizione di dare massima diffusione alla campagna di comunicazione e di sensibilizzazione predisposta dal Ministero della Salute “Proteggersi dal caldo” per favorire comportamenti virtuosi da parte dei cittadini per difendersi dal caldo rovente, si raccomanda di mettere in atto tre misure che sono state individuate a tal fine.

Oltre al nuovo codice, il Ministero esorta ad aprire ambulatori territoriali dedicati aperti 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno, a potenziare il servizio della Guardia Medica e a riattivare le USCAR per favorire l'assistenza domiciliare ed evitare l'accesso improprio in Pronto soccorso.

Le USCAR sono le Unità Speciali di Continuità Assistenziale Regionali, nate inizialmente come USCA per fronteggiare la pandemia di Covid-19 e poi estese anche a piccole comunità residenziali e alle carceri per prevenire i focolai infettivi di Sars-CoV2. Istituite nel 2020 con il decreto legge n.14, queste unità speciali, fatte di uomini e donne della sanità e mai del tutto dismesse, possono ora essere riattivate per far fronte all'insidia del grande caldo.

Il codice calore si affianca agli altri cinque – di colore e numerici - in vigore dal 9 gennaio 2023 secondo le nuove linee di indirizzo nazionale per il triage intraospedaliero, emanate dalla Direzione Generale della programmazione sanitaria del Ministero della Salute.

Si tratta di 5 codici di priorità che permettono di valutare il livello di criticità del problema di salute, la complessità clinico organizzativa e l'impegno assistenziale. Assegnati al momento del Triage, tali codici consentono di attivare un adeguato percorso di presa in carico del paziente, ottimizzando la cura sia nei modi che nei tempi.

In tal senso anche il codice calore, al pari dei cinque già in uso, permette di identificare precocemente la priorità attraverso l'attenta valutazione della condizione clinica e del rischio evolutivo nel contesto dell'emergenza caldo, individuando e trattando i malori causati da temperature elevate con tempestività e adeguatezza.

Ogni codice già noto ha la sua linea preferenziale e differenziata

Il rosso, identificato anche con 1, è la massima criticità nell'urgenza ed emergenza medica. Identifica tutte quelle condizioni pericolose per la vita in cui una o più funzioni vitali sono interrotte o gravemente compromesse. Niente passa davanti ad un codice rosso.

Il codice 2, quello arancione, indica un paziente acuto in cui le funzioni vitali sono a rischio.

Nel codice 3 – quello nuovo rispetto alla classificazione in uso fino al 2022 – il colore è azzurro e viene assegnato a tutte le urgenze differibili ossia a tutte quelle condizioni di sofferenza ma stabili che richiedono approfondimenti diagnostici e visite specialistiche complesse che possono tuttavia essere eseguite in un secondo momento dalla presa in carico.

L'urgenza minore resta sempre il verde, il codice numero 4, in cui le condizioni sono stabili senza rischio evolutivo.

Il bianco 5 non dovrebbe nemmeno accedere in un Pronto soccorso, poiché non presenta nessun carattere di urgenza e dovrebbe pertanto essere valutato in un contesto diverso dall'area critica.

Identificare le priorità assegnando tali codici è competenza dell'infermiere

Assegnarne uno in più, che esprime calore anziché colore, con giudizio e velocità, non è un problema. Ma poiché il gran caldo è una condizione ciclica che si ripresenterà peggiorando verosimilmente ad ogni estate, il problema è educare le persone a rispettare le indicazioni per difendersi dal calore.

Non è molto lontano il futuro, secondo gli esperti, in cui dovremo cambiare le nostre abitudini di vita e di lavoro poiché le ore del giorno diventeranno ancor più invivibili.

Considerando che per ovvie ragioni dieci miliardi di persone non potranno vivere come a Dubai – sempre rinchiusi in grattacieli e ambienti refrigerati per proteggersi dai 50° esterni aspettando il refrigerio delle temperature notturne, tipiche delle zone desertiche – viene da pensare che dovremo vivere di notte e dormire di giorno non solo per non stare male ma anche per sopravvivere a calori estremi.

Dai 40 ° C ai 50° C il raggio di sole è breve ed intenso e già purtroppo sta avvenendo in questi giorni, dalla California alla Cina passando per la Spagna e la Grecia. Intanto per non affollare i Pronto soccorso, già cronicamente intasati per una scarsa consapevolezza ed educazione sul loro corretto utilizzo, dovremmo promuovere e diffondere stili di vita diversi come lavorare in orari più congrui, indossare indumenti maggiormente traspiranti e non sintetici, alimentarsi in modo più leggero e sano, rinunciare ad uscire per esigenze non necessarie se le condizioni esterne sono difficili o proibitive.

Fare escursioni e jogging di giorno, bere bevande ghiacciate e poi gettarsi in acqua, stare troppo all'aperto sotto il sole anche quando si è in vacanza, non bere a sufficienza sono alcune abitudini che dovremo disimparare non solo per il nostro benessere ma anche per non aggravare il peso sul sistema sanitario. E la prevenzione resta la strategia migliore per allontanare un'emergenza di qualsiasi natura. Che sia un virus. Un’alluvione. O una tempesta di fuoco che viene dal Sahara.

Inoltre, quello che il Ministero chiede, pur nell’appropriatezza dell'indicazione, è un ulteriore carico sui sanitari e sulle Regioni, in termini di costi e risorse di personale.

In un Servizio Sanitario Nazionale sempre più povero e sofferente e in un sistema che si vuole far andare verso l'autonomia ancor più differenziata in materia di salute, dove sono le guardie mediche per potenziare il servizio, i medici da assegnare agli ambulatori sul territorio in modo da raggiungere le persone in maniera capillare, il personale delle Unità Speciali da richiamare per andare a casa delle persone in affanno al posto delle ambulanze del 118?

Senza contare che anche i professionisti della salute sono sfiancati da queste ripetute ondate, l'emergenza caldo non si combatte con una semplice circolare di poche righe. Il Piano caldo, come tutti i piani emergenziali, forse dovrebbe essere più articolato e soprattutto attuabile.

Un codice calore è facile da applicare, serve un buon occhio clinico infermieristico, abituato a cogliere ogni segno e sintomo. Basta un infermiere competente al banco del triage, sia nel migliore che nel peggiore dei pronto soccorso nazionali in termini di affluenza, permanenza e gestione dei flussi di pazienti. Per attuare il resto della circolare, servono soldi in più e tante persone per coprire tutto il territorio. Siamo già in debito e in ammanco.

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