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Belluno: Rsa ricercano infermieri in Albania e Marocco

di Redazione Roma

Reperibilità notturne, informatizzazione e robotizzazione delle preparazione dei medicinali e, appunto, accordi con agenzie o cooperative per l’arrivo di professionisti dall’estero. Sono le ipotesi che il centro servizi di Belluno sta pensando di mettere in campo per sopperire alla mancanza di infermieri. O perlomeno per cercare di alleviare il carico di lavoro di quelli già presenti.

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La fantasia non ha più limiti. Con il massimo rispetto dovuto, certamente, ma le idee che stanno mettendo in campo le Rsa venete per risolvere l’annosa carenza di infermieri nella regione vanno oltre i ragionamenti ordinari e l’arrivare a pensare di “importare” professionisti dal Marocco, con tutte le difficoltà del caso, fa riflettere.

Andando a monte, da un lato ci sono i numeri chiusi all’università che riducono, in modo sempre maggiore, l’entità degli infermieri; dall’altro, permangono i concorsi e gli avvisi dell’Ulss che vanno a “togliere”, per la maggior parte alle Residenze sanitarie, tali professionisti. E non si pensi che manchino gli operatori del comparto che, per le più svariate ragioni, decidono di cambiare lavoro.

Comunque la si pensi, la carenza di infermieri nelle Rsa del Veneto è un problema serio. Ed è un fenomeno che viene denunciato dalla Fp Cgil – a livello nazionale alle prese con il rinnovo del Ccnl Sanità Pubblica 2019/2021 – che per voce di Andrea Fiocco spiega: Non soltanto gli infermieri sono sempre di meno, ma anche gli operatori socio sanitari. Tanti di loro stanno abbandonando le Rsa per andare in fabbrica. Un fenomeno decisamente inverso a quello che si osservava una decina di anni fa.

Secondo i sindacati occorrono piani strategici condivisi per risolvere la questione – spiega Mario De Boni della Cisl Fp di Belluno e Treviso – ed è urgente che i singoli attori, dal’Ulss alle Rsa fino alle forze sindacali, si trovino attorno ad un tavolo per cercare assieme una soluzione.

In tutto ciò, quali sono le strategie che la società per i servizi socio assistenziali del comune di Belluno pensa di mettere in campo per risolvere l’annosa questione? Prima fra tutti c’è stata l’ipotesi di introdurre, su basa volontaria, un turno di reperibilità notturna per gli infermieri (che dovrebbero dormire all’interno della struttura) in modo tale da averli disponibili in caso di bisogno.

Ma l’idea è stata accantonata – interviene Fiocco – perché in ogni caso i lavoratori sono già costretti a fare il turno notturno visti i diversi casi complicati presenti nelle residenze. E ancora, l’opportunità di aprire ad accordi con le agenzie (oppure con le cooperative) per l’arrivo a Belluno di professionisti stranieri. Tramite il Rotary, all’Asca (Azienda speciale consortile agordina) di Agordo, giungeranno professionisti albanesi, mentre a Sersa stiamo pensando di procedere con una collaborazione per importare persone dal Marocco, ma è tutt’altro che facile, dichiara Paolo Piazza, direttore della società e dell’Azienda feltrina, le due realtà più grandi della provincia, che annuncia la partenza, dal prossimo mese, dell’armadio dei farmaci, ovvero il sistema informatizzato e robotizzato per la preparazione dei medicinali così da liberare i professionisti da questa incombenza cosicché possano dedicarsi di più alla cura degli ospiti.

E sempre a metà novembre, si laureeranno gli infermieri dalla scuola feltrina. Una buona notizia, ma con riserva. Abbiamo già preso contatto con alcuni di loro perché vengano da noi, ma non vorremmo che l’avviso dell’Ulss per reperire infermieri da assumere a tempo determinato ci tolga personale, conclude Piazza.

Giornalista
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