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Fials Milano, estate preoccupante senza operatori sanitari

di Redazione Roma

Pubblico Impiego

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L’organico è una coperta corta e i lavoratori hanno ferie arretrate dal 2019, denuncia il segretario Sternativo, auspicando nuove assunzioni a ridosso dell’estate. Il sindacato chiede l’intervento della Regione Lombardia. Se la pandemia non ha insegnato nulla, chiarire l’evidenza diventa impossibile.

Ferie fantasma per gli "eroi" del Covid, Fials Milano non ci sta

Le ferie rappresentano un diritto contrattuale? La risposta è affermativa, ma potrebbe non essere così scontato che all’operatore sanitario – impegnato per l’intera durata dell’orario contrattuale, nonché per l’anno tutto – venga riconosciuta, come è suo diritto, la misura piena delle ferie: 21 giorni consecutivi compresi i riposi.

Coperta sempre troppo corta, insomma, anche in procinto di un’estate calda non solo per definizione, ma anche per il rischio concreto che infermieri e OSS non possano staccare la spina neppure per tre settimane, considerando i complicati mesi trascorsi in corsia. Non ci sta la Fials, che – con giugno alle porte – in riferimento a quanto sta avvenendo nella sanità milanese, sottolinea: Le ferie non possono essere assegnate né si riescono a organizzare i turni poiché il personale è insufficiente a coprire il fabbisogno.

E proprio il segretario Fials di Milano città metropolitana, Mimma Sternativo – che già a febbraio aveva rimarcato la mancanza di infermieri e OSS nelle Rsa lombarde (un infermiere e 3/4 operatori socio sanitari per 60/80 pazienti) tuona su una situazione, assai complicata, che però appare sempre più cristallina. Sbaglia chi ritiene di poter archiviare i diritti dei lavoratori e chiedere loro ulteriori sacrifici. Questa situazione è l’ennesima prova che occorre ampliare gli organici.

Non si risparmia, dunque, sulla salute dei cittadini. Meno che mai rendendo ancora più difficile la quotidianità agli operatori sanitari, ai quali è stato chiesto (e non si sono sottratti) di restare in corsia per fronteggiare lo tsunami Covid-19. Ma spesso la memoria è labile. Gli è stato detto che, considerato il momento del paese, non era possibile corrispondere loro premi economici degni di questo nome. Ciononostante siamo rimasti al nostro posto, molti di noi si sono ammalati, troppi ci hanno rimesso la vita. Un sacrificio che ha scavallato l’anno e mezzo e la paura è che ci si trovi a ridosso di un’ulteriore estate emergenziale. Mentre testa e fisico sono allo stremo.

Alcuni dipendenti della sanità pubblica hanno ferie arretrate da due anni – incalza Sternativo –, l’allarme Covid calerà, i reparti cosiddetti “sporchi” si svuoteranno. Di contro, però, giungerà il carico colossale delle sale operatorie ferme da mesi, delle liste d’attesa rimaste in stand-by, delle patologie non affrontate per via della pandemia. Previsioni che difficilmente non potranno avverarsi e la considerazione amara è che ancora una volta gli operatori sanitari restano sotto organico. E questo non può accadere. Le ferie per i lavoratori sono un diritto – certo che sì – ma non esiste un piano strutturale che consenta loro di programmarle; dopo un carico emotivo e fisico così rilevante, sono un’urgenza imprescindibile, prosegue la Fials.

Quali soluzioni, dunque? Va da sé che la Regione Lombardia dovrebbe fungere da garante e mediatore e aprire un coordinamento che sbrigli, per tempo, l’intricata matassa. Assumere, oggi, diventa ancora più prioritario. E la pandemia, purtroppo, “insegna”. Nel frattempo, però, bisogna stabilire un’eccezione. Spiega Sternativo: Considerato il protrarsi dell’emergenza, i residui delle ferie dell’anno 2020 devono poter essere utilizzati anche dopo il 30 giugno 2021. Questo anche in considerazione del fatto che ad oggi, non conoscendo eventuali chiusure di servizi e attività del periodo estivo, numerosi coordinatori non riescono ancora a programmare i turni.

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Giornalista

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