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Fnopi: infermieri no vax continuano a lavorare

di Redazione Roma

Sono 3.800 in Italia i professionisti sanitari sospesi dal servizio perché contrari a vaccinarsi contro il Covid. Ma alcuni di loro continuano a lavorare, come denuncia la Fnopi, secondo cui il dato potrebbe essere incompleto. Solo il 75% delle aziende sanitarie ha comunicato i dati. I 3.800 infermieri sospesi rappresentano lo 0,85% degli iscritti.

Aumenta il numero dei sanitari no vax sospesi dal lavoro

In Italia sono 3.800 gli infermieri no vax sospesi, ma alcuni di loro proseguono a lavorare. La denuncia giunge dalla Fnopi – che di recente ha rimarcato l’importanza, da parte delle istituzioni, di stabilizzare i 53mila precari sanitari dell’emergenza Covid – che chiarisce come il dato potrebbe risultare incompleto: Solamente il 75% delle aziende sanitarie ha comunicato i dati. I 3.800 infermieri sospesi rappresentano lo 0,85% degli iscritti.

Non tutte le aziende sanitarie stanno lavorando alla medesima velocità.

Partiamo dal presupposto che la non vaccinazione dei sanitari pone i sevizi a forte rischio. Da nord a sud Italia si parla di reparti ospedalieri ed Rsa sguarniti di personale sanitario, di esami di laboratorio posticipati se non, nel caso peggiore, cancellati. In Veneto il presidente dell’Ordine degli infermieri della provincia di Belluno, Luigi Pais dei Mori, ha parlato di enorme criticità sotto il profilo deontologico. E in veste di componente del comitato centrale della Fnopi, spiega: Non tutte le aziende sanitarie stanno lavorando alla medesima velocità. C’è chi ha fatto scelte radicali e sta andando a velocità spedita e altri che, invece, antepongono i problemi di organico che celano con la sospensione degli infermieri.

Aumentare il numero dei sanitari sospesi dal lavoro perché non intendono vaccinarsi. In Lombardia, in base all’ultimo aggiornamento fornito dalla Regione, sono 488 i sanitari (di cui 283 infermieri) sospesi all’interno delle strutture pubbliche perché non hanno voluto ricevere la dose anti-Covid. Dalla Lombardia al Veneto, dove l’Ulss 3 veneziana, all’8 novembre, ha accertato che 896 sanitari non possono lavorare in quanto non in regola con la vaccinazione obbligatoria. Si tratta perlopiù di infermieri, operatori socio sanitari e tecnici di laboratorio che operano all’interno della sanità pubblica e privata convenzionata.

E ancora, proseguono le sospensioni nei confronti dei sanitari no vax dipendenti dell’Area Vasta 5, nelle Marche. Con la determina del direttore generale Cesare Milani, altri professionisti sono stati sollevati dalle loro mansioni poiché non si sono vaccinati. E con loro la sanità pubblica del Piceno conta, allo stato attuale, 24 tra infermieri, oss e medici in meno. Ma non potendoli ricollocare in altri ambiti, Milani li ha sospesi senza stipendio fino al 31 dicembre, come previsto dalla normativa. Intanto a Rimini salgono a quota 80 gli infermieri no vax sospesi.

Terza dose per sanitari

Sul fronte della terza dose per i sanitari, al momento – ricorda ancora Pais – non c’è obbligatorietà ma, dai primi dati, i colleghi stanno facendo il richiamo. E aggiunge: Certo ci sono anche situazioni all’interno di aziende sanitarie che si lasciano dubbiosi, ovvero operatori che proseguono a lavorare pur sospesi perché non vaccinati a causa dei ritardi delle Asl nel verificare i documenti. Ciò determina insofferenza in chi invece si è impegnato e ha creduto nelle immunizzazioni.

Per quanto riguarda la possibilità che arrivi anche per la terza dose l’obbligo per determinate categorie, Pais chiosa: Sarebbe probabilmente opportuno per non generare situazioni conflittuali all’interno dei reparti.

Giornalista

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