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Tirocinio Infermieristica: parlano gli studenti della Vanvitelli

di Giada Martemucci

Studenti fuori corso costretti a pagare il supplemento delle tasse, borse di studio bloccate perché l’Università non garantisce le ore di tirocinio. Quando a mancare sono le stesse nomine di docenti e coordinatori, la responsabilità è imputabile solo in parte alla pandemia.

Infermieristica alla Vanvitelli, la voce degli studenti "bloccati"

Nei giorni scorsi un professore a contratto dell’Università Vanvitelli di Napoli aveva segnalato alla redazione di Nurse24.it le criticità riguardanti i tirocini e i progetti formativi, in stand-by o bloccati da mesi. Ma gli studenti dell’università campana denunciano una situazione ancora più grave.

Siamo al secondo anno e ancora non abbiamo avuto l’opportunità di entrare in un reparto d’ospedale per comprendere l’effettivo valore di questo mestiere. Siamo stati vaccinati con la promessa di iniziare a luglio il tirocinio, luglio è diventato settembre e a settembre ci hanno detto che il tirocinio sarebbe iniziato a gennaio. Siamo a metà dicembre e non abbiamo ancora iniziato il ciclo di visite e controlli per poter accedere ai reparti.

Gli studenti che attualmente frequentano il terzo anno non hanno mai svolto ore di tirocinio se non quelle online, che tra presentazioni in power point e argomenti teorici imparati a menadito, non consentono l’accesso alla principale attività dell’infermiere: la cura della persona.

Non ho fatto nulla, non mi sento nemmeno a metà del mio percorso. So perfettamente la teoria, ho tutti voti alti agli esami, ma il voto più alto che dovrei avere è quello al tirocinio pratico che purtroppo non ho ed è destabilizzante per chi come me ha sempre voluto fare l’infermiera da quando era piccola. Parlare di vocazione sembra strano, non si dice spesso ma forse è così.

Infermieristica è sempre stata la mia strada, ma fare le cose così non ha senso. Ho studiato tanto per entrare all’università, ho iniziato dal quarto anno di liceo, non è facile entrare, non tutti hanno la possibilità di pagare per corsi di preparazione, libri e soprattutto le tasse. Io pago quasi 3000 euro l’anno e dall’università non ho ricevuto se non pochissimo, forse nulla. Se paghi le tasse il giorno dopo, c’è la mora. La paura più grande è per gli studenti riuscire sì a conseguire la laurea, ma non essere in grado di svolgere correttamente la professione infermieristica.

Il tirocinio del primo anno non è stato fatto, ora siamo al secondo anno e la nostra paura è quella di arrivare al terzo anno - cioè tra un anno e mezzo - senza aver mai messo piede in reparto e senza essere in grado di svolgere praticamente la professione di infermiere dopo la laurea.

Ma come mai l’accesso ai tirocini è bloccato?

Se la pandemia ha reso l’accesso ai reparti contingentato con la necessaria limitazione delle attività in presenza, la situazione non è di certo cambiata con l’arrivo dei vaccini e la ripresa delle normali attività didattiche. A mancare o ad arrivare con notevoli ritardi, come segnalato da numerosi studenti, sono state le nomine di docenti e coordinatori; la conseguenza è non solo un ritardo nella gestione degli esami e dello studio per gli studenti, ma un accumulo di ore arretrate di tirocinio da recuperare.

Il totale delle ore che gli studenti dovranno recuperare è di 600 ore al primo anno, 600 al secondo e 660 al terzo. Per alcuni significa il mancato accesso alle borse di studio, il conseguimento della laurea fuori corso e un conseguente ritardo nell’accesso al mondo del lavoro.

Eppure, come spiegano gli studenti, le tasse universitarie continuano ad essere pagate regolarmente: Io pago circa 3000 ero l’anno di tasse, il ritardo nel tirocinio implica l’allungamento dei tempi di laurea e come fuori corsi le tasse aumentano. Oltre la laurea c’è l’inizio di una professione, ma è possibile che uno studente che non ha mai avuto accesso a un reparto si senta pronto per svolgere la professione infermieristica?

Se iniziassi il tirocinio come stabilito a gennaio potrei anche sentirmi pronta, tuttavia se dovessi dire che adesso mi sento pronta la risposta è no, sono al secondo anno di Infermieristica e l’unica cosa che so fare al momento è la misurazione dei parametri vitali 

E ancora: I colleghi che hanno svolto il tirocinio capivano meglio le cose che studiavano, per noi è stato moto più difficile apprendere cose che non avevamo mai visto e mai fatto.

Ognuno di questi ragazzi ha scelto il corso di laurea in Infermieristica animato da una profonda passione e sostenuto da un impegno costante, oggi disatteso anche dall’università: È una professione che mi è sempre stata a cuore, mi sono appassionata con la speranza di vivere la professione, se tornassi indietro rifarei lo stesso percorso, ma non in questa università, in altri atenei fanno molto di più rispetto alla Vanvitelli in ambito pratico. Per me essere infermiere vuol dire dare il mio contributo, portare del bene alle persone che soffrono, oggi non so se qualcuno potrà aiutarmi a portare questo contributo nel mondo.

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