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Concorso OSS

Puglia, esclusi dalla graduatoria per attestato non valido

di Redazione Roma

I corsisti, ottenuto l’attestato dell’istituto europeo Pegaso, sono rimasti fuori dalla graduatoria del concorso unico regionale coordinato dal Policlinico Riuniti, che non lo ritiene valido. Per loro niente lavoro negli ospedali, pur risultando vincitori di concorso o idonei. Infranto il sogno di un lavoro stabile.

Concorso OSS Foggia: attestato senza validità, protestano in cento

Sono circa un centinaio gli operatori socio sanitari formati dall’istituto europeo Pegaso – da cui hanno ottenuto l’attestato – rimasti fuori dalla graduatoria del concorso unico regionale per Oss coordinato dal Policlinico Riuniti di Foggia. C’è chi ha pagato 1.800 euro, chi 2.300 euro per il corso Oss finanziato dalla Regione Puglia – con tanto di tirocinio al Don Uva – per l’accesso al maxi concorso ma che allo stato attuale, considerato soltanto equipollente, non viene ritenuto valido dall’azienda ospedaliera pubblica.

Dunque, per loro, nessun lavoro presso gli ospedali pugliesi, pur risultando vincitori di concorso oppure idonei. Numeri importanti, quelli che hanno interessato il concorso unico regionale destinato agli Oss (mentre in Puglia sono al via le prove orali per il concorsone degli infermieri): 24.000 i candidati che hanno presentato domanda, 13.910 gli idonei della graduatoria di merito scomputata delle riserve, 2.653 (2108 candidati esterni + 545 beneficiari delle riserve interne) quelli finora assunti a tempo indeterminato.

Ai quali si potrebbero sommare anche i cento corsisti privati per i quali, invece, al momento pare infranto il sogno di un lavoro stabile. E, decaduti dalla graduatoria del concorsone, si ritrovano oggi con un pugno di mosche in mano. Oltremodo in un momento storico come quello attuale, dove il personale sanitario a disposizione non è mai abbastanza. Tutt’altro.

Lo stesso direttore generale del Policlinico Riuniti, Vitangelo Dattoli, dichiarava: Il territorio necessita di figure esperte che si occupino di gestire le numerose esigenze ospedaliere, le stesse preziosissime che hanno sorretto il sistema nel periodo peggiore della pandemia. E invece è la beffa per questi cento corsisti – che, tengono a precisare, hanno pagato e non hanno frequentato gratuitamente come tanti in altri istituti accreditati – e risiede in talune incoerenze (principalmente quattro) che loro stessi hanno esplicitato e ora stanno valutando insieme a un legale. Consapevoli, in ogni caso, della bocciatura di fronte al Tar.

In primis: se il corso Oss (per il quale, a fine luglio, si contavano 151 ricorsi giurisdizionali, dei quali 38 già definiti tutti con esito favorevole al Policlinico ed altri 4 definiti per rinuncia dei medesimi ricorrenti) era solo equipollente, perché sono stati tutti ammessi a partecipare al concorso pubblico sia nella fase scritta sia in quella orale? E ancora: se il corso Oss è soltanto equipollente, perché mai alcuni di loro sono stati chiamati in piena emergenza Covid a lavorare per quattro mesi al Policlinico di Foggia?

E ancora: alcuni corsisti attraverso il corso oss Pegaso lavorano negli ospedali pubblici di Pescara e di altre città del nord Italia. Considerazione ultima: quasi tutti gli Oss hanno lavorato tranquillamente in case di cura e in altri istituti privati proprio grazie a quel corso. Arrabbiati e indignati, gli operatori socio sanitari che hanno conseguito il loro titolo presso l’istituto europeo Pegaso hanno scritto al quotidiano online l’Immediato, ricostruendo quanto accaduto. Abbiamo partecipato al concorso Oss indetto dalla Regione Puglia nel mese di ottobre 2018. Dopo alcuni mesi della pubblicazione della graduatoria ci comunicano con nostra grande delusione di essere decaduti dalla graduatoria definitiva del concorso affermando che il nostro titolo non risulta essere valido. Viene fatto ricorso al Tar, per il quale abbiamo avuto esito negativo. Questa situazione coinvolge la Regione Puglia, gli Ospedali Riuniti di Foggia e la scuola che ci ha rilasciato l’attestato. Siamo un gruppo di operatori socio sanitari che hanno visto infrangersi il proprio sogno di un lavoro stabile a causa di una serie di questioni mai bene interpretate dal tanto chiacchiericcio.

Dalla Regione è giunta la risposta. Hanno tentato di rassicurarci dicendo che saremmo stati riqualificati, ma ad oggi non possiamo partecipare ai corsi di riqualifica che si stanno organizzando per degli operatori tecnici addetti all’assistenza (Ota) e operatori socio assistenziali (Osa).

Giornalista

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