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E se l'azienda sanitaria fosse un cerchio?

di Marco Previdi

Il suo ultimo libro si intitola “Dalla piramide al cerchio” e lo scopo è quello di infondere il senso etico di una nuova cultura aziendale che ponga la persona al centro dell’ecosistema organizzativo.

Zaccarelli porta la persona al centro dell’azienda

piramide

piramide

L’autore è Guido Zaccarelli, referente del Servizio Informativo dell'Azienda Sanitaria di Modena, presso il distretto di Mirandola. Noi di Nurse24.it lo abbiamo intervistato per farci raccontare dal vivo come nasce “Dalla piramide al cerchio” e come si fa a mettere la persona davvero al centro dell’azienda.

Guido dove nasce l’idea del libro “Dalla piramide al cerchio”?

Nasce dopo un’attesa di quattro anni al termine del libro “La conoscenza condivisa”. In questo tempo ho incontrato molte persone che mi hanno portato le loro esperienze utili per entrare in contatto con una nuova consapevolezza: la necessità di rappresentare con una immagine un modello culturale dove le persone possano riconoscersi per identità e senso di appartenenza e in breve tempo avere la forza di modellare il pensiero verso il nuovo che avanza. Era necessario dare una versione più reale e concreta del concetto astratto della “conoscenza condivisa”. L’immagine è il mezzo con il quale è possibile rappresentare un modello culturale da cui partire per allargare la base di confronto, avendo come unico punto di riferimento, una figura univocamente riconosciuta perché parte del vissuto della gente comune. “Dalla piramide al cerchio” evoca nel lettore la figura della piramide, da secoli impiegata per rappresentare le persone in ambito social professionale, per aiutarlo ad avviare un cammino di cambiamento, dove rivedere la propria immagine proiettata in un cerchio e ritrovare il senso etico della comunità. Un excursus temporale necessario per generare una nuova prospettiva di osservazione sulla quale modulare i principi teorici della conoscenza condivisa. Le galee sono il mezzo attinto per descrivere il duro lavoro degli schiavi posti in relazione con il duro lavoro della catena di montaggio. Tempi lontani tra di loro, ma vicini nel rappresentare l’uomo schiavo della tecnologia, quando il mezzo tecnologico doveva aiutare l’uomo a gioire di un nuovo stato di benessere.

Da una frase del tuo libro: “Occorre disegnare rotte infinite passanti tutte per un punto la persona”. Con questa tua affermazione che pensiero vuoi far passare al lettore?

Il concetto deriva dallo studio della matematica. Se prendiamo due rette parallele queste proseguono all’infinito. In una azienda due persone non devono essere fra di loro in parallelo per andare verso l’obiettivo, ma devono mettersi in relazione tra loro, affinché questo le possa condurre verso il bene comune. In un punto passano infinite rette, le persone che si muovono per raggiungere gli scopi reddituali ed etici.

In un tratto del libro parli di luoghi di lavoro felicitanti nelle aziende del futuro: che cosa intendi?

Florence Nightingale

Quando penso a un luogo di lavoro felicitante penso alla famiglia, il primo nucleo sociale sul quale si fonda la società. Partendo dalla mia esperienza personale ho disegnato una proiezione di benessere aziendale partendo dalla mia famiglia, dove era presente un diffuso stato di benessere, non tanto da un punto di vista economico essendo modesta, quanto da un punto di vista relazionale, dove erano presenti ruoli precisi e ben definiti, che essendo rispettati, mi permettevano di essere felice, offrendomi l’opportunità di riportare questo stato d’animo nei luoghi che frequentavo. Quando penso a un luogo di lavoro felicitante penso anche alla scuola che ho frequentato, dove gli insegnanti condividevano alla pari i loro saperi in forma circolare. La famiglia e la scuola rappresentano i punti cardini per creare l’edificio felicitante. L’obiettivo delle aziende dovrebbe essere quello di riportare dentro di sé i valori sociali della famiglia e della scuola per ritornare al senso etico della comunità, dove le persone hanno ruoli ben precisi e funzionali all’organizzazione e il modo con i quale si relazionano crea le premesse per la realizzazione di un clima organizzativo positivo e salutare. Quando penso a un luogo felicitante penso a un diffuso benessere aziendale, dove le persone entrano in azienda spinte dal “desiderio” e non dal “bisogno” di essere parte attiva di un obiettivo comune.

Parli di informazione = potere e citi il modello della conoscenza condivisa (di un tuo libro precedente) come modello etico e culturale delle aziende sostenuto da un rapporto UNI-TR 11642 Puoi descriverci questo concetto?

Il 14 luglio del 2016 è stata pubblicato il Technical Report UNI 11642 dal titolo “La conoscenza condivisa“ che definisce le linee guida che le aziende possono seguire per modellare le strutture organizzative in forma circolare. Il Technical Report UNI 11642 identifica il comportamento delle organizzazioni che adottano al proprio interno luoghi di lavoro felicitanti e mettono la persona al centro dell’azienda. È stato necessario produrre un documento UNI per aiutare le organizzazioni a riconoscersi in un unico scherma d’azione, con lo scopo di implementare un modello culturale di dis-continuità con la forma piramidale del passato, per proiettarsi in un futuro circolare dove le persone possono riconoscersi per identità e senso di appartenenza. Il Technical Report UNI 11642 sostiene inoltre le organizzazioni nel promuovere iniziative che la portino non solo a valorizzare l’utilità economica ma anche quella etica capaci insieme di determinare il valore complessivo della redditività dell’impresa. Le informazioni rappresentano il patrimonio fondamentale sulle quali un’organizzazione fonda la sua esistenza e devono essere rese disponibili, nelle forme e nelle modalità convenute, in tutti gli ambiti dell’azienda affinché nasca nelle persone la consapevolezza di essere parte integrante di un progetto. Oggi molte organizzazioni non funzionano, o funzionano male, perché il lavoratore non riesce a cogliere il senso del proprio lavoro lontano dalle informazioni e dalle strategie. Avvicinare questi mondi significa creare le premesse per un futuro che si allontana dalle logiche del potere per assumere il ruolo della condivisione.

Pensi che la categoria infermieristica che oggi si occupa di management possa prendere spunto dal tuo libro? Che consiglio puoi dare?

L’evoluzione sanitaria ospedaliera ha subito notevoli variazioni negli anni fino ad arrivare a un cambio radicale dei modelli organizzativi. Oggi si parla di aree e non più di piramide e quando penso all’area penso a un modello circolare, dove ogni professionista ha un ruolo ben preciso e insieme si dirigono verso il paziente, che diventa il centro gravitazionale del processo di salute. Quindi, se la persona nelle aziende è il punto su cui governare i modelli organizzativi, nelle aree sanitarie troviamo due punti centrali, i professionisti e il paziente. Due mondi che si muovono a velocità differenti ma insieme si muovono nella reciprocità. I nuovi manager debbono e possono prendere spunto da questo concetto perché diventi nel tempo l’impegno sul quale costruire luoghi di lavoro felici e strutture sanitarie innovative dedicate alla salute e al benessere a misura d’uomo.

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