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Editoriale

Legge di stabilità alla Camera solo un passaggio formale

di Annalisa Silvestro

Finalmente ci siamo; dopo dibattiti, polemiche, mediazioni, viaggi a Bruxelles, passi in avanti, indietro e in ogni direzione, la legge di stabilità a valersi per l’anno 2019 sbarcherà il prossimo 28 dicembre alla Camera dei deputati per l’approvazione definitiva. Ci saranno ancora cambiamenti? Certamente no. Una sola modifica alla Camera significherebbe un ulteriore passaggio in Senato e quindi, inevitabilmente, visti i tempi ormai completamente consumati, l’esercizio provvisorio.

Legge di stabilità in dirittura d’arrivo

Tutto bene, dunque? Secondo un sondaggio politico Ipsos - cosa pensano gli italiani della manovra - il 47% degli intervistati approva il punto di mediazione raggiunto con Bruxelles, la determinazione dei fondi per l’attivazione dell’anticipo pensionistico con il raggiungimento di quota 100 e per il reddito di cittadinanza oltre che per le altre e numerose definizioni assunte in diversi ambiti che impattano sul sistema economico, sociale, della formazione e ricerca, della trasparenza, delle infrastrutture e delle cosiddette grandi opere.

Florence Nightingale

Intanto però continuano le polemiche, i distinguo, le accuse di illiberalità, di scarso coinvolgimento delle forze sociali, economiche e professionali e di un esautoramento del potere sovrano del parlamento. Diversi commentatori parlano di una legge di stabilità che non affronta le necessità reali del Paese, che sposta negli anni a venire ogni nodo problematico e che è impostata su logiche assistenziali, più che su decisioni per il rilancio e sostegno all’economia, alle attività imprenditoriali, al lavoro, alla crescita del Paese.

Manovrà e sanità, cosa dicono gli addetti ai lavori?

C’è sconcerto, delusione e preoccupazione. Ed in mezzo a tutto questo, ha assunto toni sempre più marcati la polemica sulla “sanatoria” adottata per alcune figure tecnico sanitarie e dell’area della riabilitazione a cui viene consentito, ope legis, di continuare a svolgere la loro attività anche in assenza del titolo idoneo per l’iscrizione ai rispettivi albi professionali.

Decisione giusta e indispensabile per evitare penalizzazioni e licenziamenti, secondo il Governo. Decisione sbagliata, opaca e che penalizza i professionisti iscritti o inscrivibili al relativo Albo e che crea un pericoloso precedente a sfavore della salute dei cittadini, secondo le Associazioni di categoria.

Associazioni peraltro fortemente impegnate nella rigorosa applicazione della legge n.3/18 che, proprio un’anno fa, ha attivato gli Albi anche per le professioni sanitarie definite con profilo professionale ministeriale e con formazione universitaria e attivato il loro Ordine di riferimento.

Quindi sconcerto per la “sanatoria”, delusione per lo scarno finanziamento del fondo sanitario e preoccupazione per la scarsa attenzione alle criticità del sistema sanitario e di coloro che vi operano.

Il Fondo sanitario nazionale avrà nel 2019 un solo miliardo in più. Un miliardo ereditato, fra l’altro, dal precedente governo e comunemente ritenuto insufficiente per assicurare le prestazioni sanitarie assistenziali necessarie ai cittadini e per garantire anche il rinnovo contrattuale ai dipendenti del SSN.

Delusi e preoccupati anche e particolarmente i medici che hanno fatto sentire in propria voce attraverso le loro rappresentanze sindacali, professionali e associative. Al di là della assoluta carenza del fondo per il rinnovo contrattuale, vengono da loro considerati insufficienti anche i 350 milioni in un triennio per la riduzione delle liste di attesa e ancora più insufficienti i 900 contratti aggiuntivi per la formazione specialistica medica state l’ipotizzata uscita dal servizio per quiescenza di un numero di specialisti molto più ampia.

È possibile che una lettura più approfondita e sistematica del testo definitivo della manovra riservi elementi capaci di indurre ad una definizione meno preoccupata dell’immediato e prossimo futuro della sanità pubblica e comunque del sistema salute del Paese.

Ad oggi è possibile ipotizzare che tra coloro che non si dicono soddisfatti della manovra ci siano molti professionisti e operatori del sistema salute. Medici, fra l’altro, che non hanno ancora avuto il rinnovo contrattuale e che per questo e per le scarse indicazioni in tal senso contenute nella legge di stabilità a valersi per il 2019 hanno deciso di dichiarare un ulteriore giornata di sciopero nella metà del prossimo mese di gennaio.

Editorialista
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