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editoriale

Infermiere: la professione del futuro paralizzata nel presente

di Sara Di Santo

C’è una sola cosa al mondo peggiore del far parlare di sé ed è il non far parlare di sé. Insomma: purché se ne parli. Dev’essere questo il razionale che sta dietro il “Sì sì vax” stornellato dal “trio virologi” salito alla ribalta in questa manciata di giorni che mancano a fine anno. Non si spiega altrimenti il video che molti di noi, se non tutti, avrebbero volentieri evitato di incrociare. Eppure, ci è toccato anche questo. E no, non è un fake.

Sono momenti di un 2021 impossibile da dimenticare

Gli applausi non bastano più

Un 2021 in cui – per dirla con Flaianola stupidità ha fatto progressi enormi. È un sole che non si può più guardare fissamente. Grazie ai mezzi di comunicazione, non è più nemmeno la stessa, si nutre di altri miti, si vende moltissimo, ha ridicolizzato il buon senso, spande il terrore intorno a sé.

Di tutto quello che ruota attorno alla gestione della pandemia da Covid-19 si è parlato, scritto, travisato e farneticato abbastanza. Fra la rievocazione di tribunali militari internazionali, l’ostensione di braccia in silicone, comizi no vax dal retrogusto satanista e vaccinazioni fittizie abbiamo visto dar vita a trame degne del teatro dell'assurdo. Al contempo si è trascurato, dimenticato, tralasciato, bistrattato molto altro, alimentando i mal di pancia della professione infermieristica, e non solo.

Insomma, è di nuovo Natale e gli infermieri sono ancora stretti nella morsa dell’eterno paradosso che si portano cucito addosso: essere la professione del futuro (ministro Speranza dixit), mentre il loro presente continua a scontrarsi con la politica dei tagli

Tagli alla dignità del personale in servizio, tagli alle risorse di chi il personale lo deve coordinare per mandato, tagli alle opportunità di chi infermiere lo vorrebbe diventare, nonostante tutto. Anche il “se non ora, quando” rispolverato sulla scia del Pnrr sembra restare solo uno slogan piuttosto che un’occasione tangibile di trasformazione della professione infermieristica.

Belle parole tante, promesse sempre molte, fatti ancora pochi. Esami di coscienza (da ambo le parti)? Mai abbastanza. Regali? Nessuno. Di certo non sul piano contrattuale.

Se a ridosso di questo Natale la politica professionale continua a tenere il punto sulla necessità di implementare nuovi modelli per una maggior appropriatezza e reale integrazione, gli infermieri continuano a stare tra l’incudine e il martello, a portare sulle spalle il peso di una responsabilità tanto grande quanto piccolo è il gruzzolo a fine mese. Solo che sono stanchi di tutto questo.

L’augurio è che si continui ad alimentare il filone di quelli che sono spinti comunque a tentare di essere riconosciuti, che si crei realmente l’opportunità di riorganizzare ciò che è stato scompaginato e che gli infermieri possano sentirsi sostenuti concretamente lungo il percorso di cura che percorrono accanto all’assistito, perché la professione dell’infermiere ha in sé la capacità di essere creatrice di una nuova esperienza e di infinite possibilità. Ed è ora che di questo si parli, sì, ma soprattutto si faccia: a livello culturale, normativo e formativo.

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Commenti (1)

MaxGen76

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40 commenti

Basta parole, ora vogliamo i FATTI !!!

#1

Purtroppo per avere un salario maggiore bisogna uscire fuori dal comparto che ci vede condividerlo con ascensoristi, giardinieri elettricisti, idraulici, portantini, OTA, OSS, ecc ecc.!!! Ma soprattutto un inquadramento giusto, non operai (nelle RSA) o impiegati (nei nosocomi pubblici e privati!) ma QUADRI!!! Abbiamo responsabilità, potere decisionale e indipendenza lavorativa, sancita dalle leggi! Per aver maggior potere bisogna essere uniti, fin quando non la pensiamo tutti allo stesso modo, sul compito dell’infermiere, non saremo credibili; ci sono alcuni infermieri e laureandi che sono ancora convinti che le mansioni igienico-domestico-alberghiere ci riguardino!!! Informatevi, non è così! Per chi volesse approfondire c’è un Podcast “infermieri informati” …provate ad ascoltarlo! Sono 2 anni che stiamo in prima linea con il Covid, al di là della pacca sulla spalla abbiamo visto incrementare il nostro stipendio di 36€ al mese…!!! Mentre la gente ringrazia quasi esclusivamente i medici, relegandoci un posto nelle retrovie…quando siamo e saremo sempre noi in prima fila con il nostro operato prendendoci cura delle persone, a differenza di tutti gli altri! Demansionati all’ennesima potenza sottopagati e sfruttati all’inverosimile! Quando diremo basta? Sinadacati quand’è che vi siederete tutti attorno ad un tavolo per trattare il nostro futuro, magari coinvolgendo la FNOPI? È ora di dire basta !!!!