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Uneba: pochi sanitari, ci rimettono i più fragili

di Redazione Roma

Doveroso ringraziare infermieri, Oss e medici ma lo è altrettanto aumentare i posti nei corsi per averne di più. Parole del presidente di Uneba, Franco Massi, in rimando alla Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socioassistenziale e del volontariato che si è svolta il 20 febbraio. Un ringraziamento che definisce imperativo, ma deve essere supportato da fatti concreti. I sanitari sono pochi, e quelli in servizio affrontano carichi pesanti di lavoro, oltre a dover affrontare la pandemia.

La carenza di sanitari impatta negativamente sull’assistenza

In Italia si registra un tasso di infermieri molto inferiore alla media europea

Il 20 febbraio si è svolta la Giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socioassistenziale e del volontariato, iniziativa a cadenza annuale nata nel 2021 – istituita con la Legge n. 155 del 13 novembre 2020 – per onorare il lavoro, l’impegno, la professionalità e il sacrificio del personale medico, sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato nel corso della pandemia da Coronavirus. La scelta del 20 febbraio è tutt’altro che casuale: è la data in cui a Codogno (Lodi) venne scoperto il “paziente uno”, il 38enne attaccato dal virus SARS-CoV-2. Ieri come oggi, una giornata che Uneba ritiene importante per ringraziare di cuore donne e uomini che ogni giorno si prendono cura di chi è fragile: nelle Rsa, negli ospedali, nelle strutture per persone con disabilità, e in molte altre realtà ancora. Non un tributo di facciata – auspicando che mai dovrebbe esserlo, considerato l’impatto mortale del Covid sui sanitari – ma un imperativo per tutti.

Queste donne e questi uomini, tutti professionisti, sono la spina dorsale dei 1000 enti della nostra associazione

Parole del presidente nazionale Uneba, Franco Massi, convinto della necessità, forte, di avere più infermieri, Oss, medici. Nella considerazione, del tutto condivisibile, che allo stato attuale i sanitari sono troppo pochi, e dunque quelli in servizio si trovano costretti a sopportare pesanti carichi di lavoro, oltre (appunto) a dover affrontare la pandemia. Queste donne e questi uomini, tutti professionisti, sono la spina dorsale dei 1000 enti della nostra associazione. I valori del non profit di radici cristiane dell’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale sono concreti solo grazie al lavoro quotidiano del personale, al servizio delle persone assistite con le loro famiglie. Dal 2020 in poi questo impegno ha avuto spesso il volto del sacrificio, e perfino dell’eroismo, illustra il presidente nazionale della più rappresentativa e longeva organizzazione di categoria del settore sociosanitario, assistenziale e educativo.

Che però, con le parole, va oltre: Se davvero lo Stato, che ha istituito questa Giornata, intende esprimere il suo ringraziamento al personale sanitario, sociosanitario, socioassistenziale e del volontariato, tale personale deve incrementarlo. In tutto questo, infatti, a rimetterci sono gli anziani non autosufficienti e, in generale, le persone fragili: se manca il personale, minore è l’assistenza. C’è poco da fare. In più, il personale in servizio soffre un carico di lavoro più pesante proprio per colmare i vuoti. Carenza strutturale di figure professionali nelle Rsa, negli ospedali e in altre strutture, e sono i numeri a parlare chiaro, come nel caso degli infermieri: secondo l’ultimo report CREA (il Centro per la Ricerca Economica Applicata in Sanità), in Italia si registra un tasso di infermieri molto inferiore alla media europea. Nel nostro paese, infatti, mancano da 230 a 350mila professionisti sanitari.

Il problema esiste, così come è nota la causa. Mancano figure perché Stato e Regioni non ne hanno formate abbastanza, incalza Massi. Che aggiunge: In 20 anni, le università hanno messo a disposizione 100mila posti per laurearsi in infermieristica, meno del fabbisogno di infermieri. I corsi per OSS spesso scarseggiano, anche di iscritti. Entro il 2027 andranno in pensione 35mila medici, e probabilmente non tutti saranno sostituiti. Così è doveroso ringraziare infermieri, Oss e medici. Lo è altrettanto, aumentare i posti nei corsi per averne di più, conclude.

Giornalista
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