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Infermieri

È tempo di giuramento

di Monica Vaccaretti

Il periodo che da novembre sconfina a dicembre è solitamente tempo di esame di Stato e di alloro. Dopo la discussione della tesi in Infermieristica, l'iscrizione all'Albo dell'Ordine provinciale è un requisito necessario per iniziare ad esercitare da professionista, in un luogo vicino o lontano da casa e nel regime che si preferisce. Sono tutti passi fondamentali che attestano la qualifica, la formazione e l'inizio di una lunga carriera, carica di aspettative e di buone intenzioni. La proclamazione, in nome della Repubblica italiana, è un momento felice che non si dimentica, neanche a distanza di quarant’anni quando la pensione si avvicina.

Un rito di passaggio da studente a professionista sanitario

laureato in infermieristica

Tra tutti questi momenti importanti, necessari e stabiliti per legge, c'è un altro atto decisivo che l'infermiere, fresco di laurea, compie nel rito di passaggio da studente a professionista sanitario. È il giuramento che, ispirato dalle parole di Florence Nightingale, rappresenta sostanzialmente l'essenza intima e il significato ultimo della professione.

Ne esistono stranamente diverse versioni, a differenza di quello di Ippocrate, originale ed antico, che i medici formulano solennemente e che poi sono soliti incorniciare ed appendere nei propri studi, a testimonianza della loro natura e a memoria della loro condotta professionale. La forza di entrambi i giuramenti ha contribuito a trasformare queste arti in nobili professioni.

Credo che il giuramento moderno dell'infermiere abbia parole ancora più belle e complete di quello ippocratico che, seppure ispirate soltanto due secoli fa, hanno pari valore ed intensità di quelle del padre della medicina scientifica.

Ciascun infermiere dovrebbe pertanto rispolverare la pergamena del suo giuramento, incorniciarla per un angolo di casa o appenderla in sala terapia così che tutti possano ogni tanto rileggerla, se non è ben fissata nel cuore.

Ho scelto quella proposta dall'Opi di Frosinone e la poserò sulla scrivania come appunto da rileggere per dare forza e sostegno alle azioni di ogni giorno, dopo vent’anni di esercizio. Talvolta serve ritrovare coscienza e responsabilità, nonché bellezza ed entusiasmo.

Ho colto in alcuni passaggi degli aspetti che devo riprendere in mano per correggermi, in altri invece ritrovo vigore ed orgoglio. Forse è bene rinnovare ogni tanto il proprio giuramento, specialmente se datato, soprattutto quando controverse scelte politiche sembrano oggi distruggere la sanità pubblica e negano il riconoscimento sociale ed economico alla categoria, nonostante le competenze dimostrate ogni giorno e ad ogni circostanza difficile.

Il giuramento rappresenta una meravigliosa sintesi della terapia umana che chiamano to care, il prendersi cura, di cui l'infermiere è responsabile tout court. Se la moderna visione dell'assistenza riconosce la centralità della persona, l'infermiere è quella figura che sta al centro con lei perché è sempre vicina, accanto o con discrezione di lato, durante tutta l'esperienza di malattia, mentre le altre le girano vicendevolmente attorno a seconda del bisogno.

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