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aggressioni in ospedale

Infermieri a lezione di arti marziali per difendersi

di Redazione

Infermieri e medici italiani diventano judoka, soprattutto le donne. È così che, da nord a sud, da Monza a Ragusa, gli operatori sanitari stanno imparando a reagire alle continue aggressioni di cui sono vittime per cercare di sentirsi più sicuri in strutture sanitarie che vengono sempre più spesso descritte come fronti di guerra. Tra i professionisti della salute, stanchi di subire provocazioni verbali e violenze fisiche, talvolta pesanti, sta crescendo infatti la richiesta di corsi di autodifesa personale.

Cresce richiesta corsi autodifesa da parte dei professionisti sanitari

cintura judo

Gli operatori sanitari italiani imparano a reagire alle aggressioni diventando judoka.

Anche se non rappresentano certamente l'unica soluzione al preoccupante e dilagante fenomeno, contro la violenza in ospedale possono diventare utili, tra le varie possibili misure da adottare, anche le arti marziali.

Lo hanno capito sia la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri (Fnomceo) sia gli Ordini dei medici sul territorio (Omceo) che hanno prontamente accolto la richiesta di organizzare specifici corsi di prevenzione e di formazione, in presenza e a distanza, per la gestione delle situazioni di pericolo.

Anche gli Ordini delle Professioni Infermieristiche e gli Ordini degli Psicologi si stanno muovendo in tal senso, visto l'elevato numero di richieste dei propri iscritti. Pur non essendo una novità (ad esempio, Opi Caserta aveva inserito corsi di karate nel piano formativo 2021-2022), queste iniziative si stanno diffondendo ovunque, alla luce delle continue segnalazioni di violenze.

Il fenomeno ha raggiunto livelli allarmanti, crescendo progressivamente nel corso degli anni. Dagli ultimi dati Inail emerge che ai danni dei sanitari ci sono 4 aggressioni al giorno. Sono 1600 all'anno. Risulta inoltre che il 68% degli operatori ha subito almeno un episodio di violenza nel corso della sua vita professionale.

Ai sanitari vengono pertanto insegnate tecniche di autodifesa, sia verbale che fisica. Sono elementari ma, al termine dell'addestramento, vengono considerate utili ed efficaci. Diventano necessarie.

A Monza, nella palestra della Questura, 143 medici di cui l'80% donne hanno seguito le lezioni di istruttori di arti marziali miste, tra cui un campione italiano di lotta, cintura nera di judo. In collaborazione con la Polizia di Stato, i corsi si sono tenuti da ottobre a dicembre 2023, trovando la piena soddisfazione dei partecipanti che sperano siano presto ripetuti.

A Ragusa i corsi del progetto “Sentiamoci più sicuri”, in programma dal 24 febbraio al 24 maggio 2024 con la disponibilità di 30 partecipanti, sono organizzati in collaborazione con l'Azienda sanitaria locale e l'Assessorato alla Sanità e allo Sviluppo di Comunità del Comune.

L'iniziativa – spiegano gli organizzatori – nasce dalla volontà di dare risposte al grave fenomeno della violenza contro tutti gli operatori sanitari, che si verifica non solo in Pronto soccorso, ma anche nei Centri di continuità assistenziale, le ex Guardie Mediche, soprattutto durante il turno di notte. Sono segnalati casi violenti anche negli studi dei medici di famiglia e dei dentisti.

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