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Fiaso: investire in sanità, mancano 40mila operatori

di Redazione Roma

In un incontro al Ministero della Salute, i manager Fiaso si sono confrontati su bilanci e prospettive. Ricordando che dal 2010 il personale sanitario ha subito un calo del 5,6%. Tradotto: mancano all’appello 40mila tra infermieri, medici e altre figure dedicate. Il presidente Giovanni Migliore: Già 10 regioni su 20 hanno stipulato accordi per procedere con i contratti a tempo indeterminato.

Sanità: Fiaso, 40.000 tra medici e infermieri in meno dal 2010

Trent’anni dopo la legge 502 (“Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421”), che ha mutato l’assetto del Servizio sanitario nazionale introducendo le Aziende sanitarie locali, nonché la figura del direttore generale, Fiaso si confronta sui bilanci e sulle prospettive nell’incontro “Da 30 anni al servizio dei cittadini: il direttore generale nelle aziende sanitarie pubbliche” presso il Ministero della Salute a Roma.

La riforma, appunto, introduceva anche la figura del direttore generale dell’azienda sanitaria. Oggi, una serie di numeri interessanti: l’età media è di oltre 58 anni e il 22% dei ruoli di direzione generale è rivestito da donne. Quest’ultime, in base a dati Fiaso 2022, hanno osservato un aumento del 3,8% rispetto al 2021 e un trend positivo costante nell’arco degli ultimi anni, che ha permesso di passare dal 14,4% del 2018 al dato attuale (un vero e proprio balzo se si considera che erano solamente il 3% nel 2002).

Focus sulle strutture sanitarie

Insomma, se prima esistevano 659 Usl, al 2020 le Asl si sono ridotte a 118, sono state istituite 52 Aziende ospedaliere, 21 Ircss, 18 enti intermedi. In parallelo le strutture sul territorio, come quelle residenziali e semiresidenziali, ma anche ambulatori, laboratori, centri di salute mentale, consultori, centri dialisi sono passate da 16.006 del 1997 a 25.292 del 2019.

E ancora, la spesa sanitaria pro-capite totale, dal 2000 al 2019, è cresciuta dell’80% toccando quota 3.653 euro. Una cifra, però, decisamente più bassa e distante da quelle europee: in Germania si spendono 6.518 euro pro capite. In Italia la spesa sanitaria ammonta al 13,2% della spesa pubblica complessiva contro il 20% della Germania o il 19% del Regno Unito. E dal 2010, mentre è aumentata la spesa per beni e servizi del 3,7% (capitolo su cui punta il Piano nazionale di ripresa e resilienza), è rimasta uguale quella sul personale.

Personale sanitario a confronto

A fronte dei significativi miglioramenti registrati, però, a partire dal 2010, il personale ha subito un forte decremento pari al 5,6%. Si tratta di un esito dei provvedimenti previsti dalla Legge di bilancio 2010, che ha introdotto un tetto alla spesa per il personale pubblico, che unito al blocco del turnover e ai provvedimenti collegati alla gestione dei Piani di rientro, ha condotto alla situazione di debolezza rimarcata durante l’emergenza pandemica: oltre 5mila medici in meno, quasi 11mila infermieri in meno, più di 23mila altri operatori sanitari in meno. In totale -40mila unità. A questo si aggiunge l’incremento dell’età media del personale sanitario.

Migliore: mancano 40mila operatori

Da dieci anni, a fronte di nuovi bisogni sanitari e con l’invecchiamento della popolazione, non è cresciuto affatto l’investimento per il personale: mancano 40mila professionisti.

Così il presidente di Fiaso, Giovanni Migliore, ricordando poi che nel corso dell’emergenza pandemica abbiamo reclutato precari che ora, grazie alla legge sulle stabilizzazioni, possono essere assunti: già 10 regioni su 20 hanno stipulato accordi con le organizzazioni sindacali per procedere con i contratti a tempo indeterminato. Ad ogni modo, per colmare il gap decennale, occorre anche abbandonare la logica dei tetti di spesa e incrementare il finanziamento destinato alle assunzioni di nuovi professionisti. Dobbiamo allineare infine la percentuale di risorse destinate alla sanità a quella della media europea, conclude Migliore.

Giornalista
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