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COVID-19

Tamponi rapidi poco affidabili, troppi falsi negativi

di Giada Martemucci

L’Europa è ormai nel pieno della quarta ondata di Covid-19. L’Italia è uno dei paesi europei col maggiore tasso di vaccinazione eppure, anche qui i casi sono in netto aumento. Sotto accusa i tamponi rapidi che hanno un basso tasso di attendibilità.Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza, tra i maggiori scettici sui tamponi antigenici, ha dichiarato che i tamponi rapidi: Sono il vero tallone d'Achille, perché nel migliore dei casi lasciano scoperto un 30% di falsi negativi. Ma, l’infettivologo Massimo Galli ricorda che la bassa percentuale di positivi rilevata dai test rapidi non è una scoperta nuova e che per valutare se una persona è sicura per 72, 48 ore o meno, questi tamponi non vanno bene.

Tamponi rapidi: oltre il 50% di falsi negativi continua a contagiare

L’Europa è ormai nel pieno della quarta ondata di Covid-19 e nel mondo sono stati registrati - solo nell’ultima settimana - 3,6 milioni di casi e 51 mila morti. Nei giorni scorsi il direttore dell’Oms per l’Europa, Hans Kluge, ha lanciato l’allarme: Siamo preoccupati per la diffusione del Covid-19 in Europa, dove entro marzo si potrebbero registrare 500.000 morti in più, a meno che non vengano prese misure urgenti. L’Italia è uno dei paesi europei col maggiore tasso di vaccinazione eppure, anche da noi, i casi sono in netto aumento.

Questa è la ragione per cui negli ultimi giorni sono stati messi “sotto accusa” i tamponi rapidi che, secondo quanto riportato dagli esperti, rilevando esclusivamente la proteina del Sars-Cov2, hanno un basso tasso di attendibilità che oscilla tra il 50% e il 65%, l’ipotesi è che addirittura un caso su due sia un falso negativo.

Dalla pagina del quotidiano La Repubblica, Walter Ricciardi, consulente del Ministro della Salute Roberto Speranza, tra i maggiori scettici sui tamponi antigenici, dichiara che i tamponi rapidi sono il vero tallone d'Achille, perché nel migliore dei casi lasciano scoperto un 30% di falsi negativi, quindi infetti che acquisiscono il Green pass e contagiano mediamente tra le 6 e le 7 persone, determinando un meccanismo di crescita

Se avessero smesso di distribuire i tamponi antigenici immunocromatografici, l’Europa sarebbe fuori dalla pandemia

La percentuale espressa dal virologo Francesco Broccolo dell’Università di Milano Bicocca è ancora più bassa. Secondo lo scienziato infatti, la sensibilità dei test rapidi comporta oltre il 50% di falsi negativi.

Anche Claudio Giorlandino, direttore scientifico di Altamedica si scaglia contro i tamponi antigenici e all’Adnkronos salute ha dichiarato che se avessero smesso di distribuire i tamponi antigenici immunocromatografici, l’Europa sarebbe fuori dalla pandemia. Secondo l’esperto i dati sui falsi positivi oscillano tra i 7 e i 9 casi su 10 e quindi gli asintomatici contagiosi, che sono il 60% delle persone colpite dal virus, tranquillizzati dal tampone negativo vanno in giro a contagiare come dei superspreaders senza osservare più precauzioni e rassicurando tutti con il loro Green pass.

L’infettivologo Galli, intervistato ancora dall’Adnkronos salute, precisa che la bassa percentuale di positivi rilevata dai test rapidi non è una scoperta nuova e che per valutare se una persona è sicura per 72, 48 ore o meno, questi tamponi non vanno bene, specie in una situazione come quella che stiamo vivendo ora.

Super green pass e restrizioni per i non vaccinati

Il governo, con la regia del premier Mario Draghi, ha approvato l’inasprimento delle misure restrittive soprattutto per i non vaccinati. A partire dal 6 dicembre sarà istituito il super green pass per i vaccinati mentre dal 15 dicembre il vaccino sarà obbligatorio non solo per i sanitari ma anche per:

  • personale amministrativo della sanità
  • docenti e personale amministrativo della scuola
  • militari
  • forze di polizia (compresa la polizia penitenziaria)
  • personale del soccorso pubblico

Il Ministro Speranza ha confermato già nei giorni scorsi la riduzione dell’intervallo tra la seconda e la terza dose di vaccino anti-Covid, che passa da 6 a 5 mesi, come riportato nella circolare del Direttore Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza. Nello specifico viene dichiarato che: tenuto conto dell’attuale condizione di aumentata circolazione virale e ripresa della curva epidemica e in un’ottica di massima precauzione, a partire dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della relativa determina a cura di Aifa, l’intervallo minimo previsto per la somministrazione della dose “booster” (di richiamo) con vaccino a m-RNA, alle categorie per le quali è già raccomandata (inclusi tutti i soggetti vaccinati con una unica dose di vaccino Janssen) e nei dosaggi autorizzati per la stessa, è aggiornato a cinque mesi (150 giorni) dal completamento del ciclo primario di vaccinazione, indipendentemente dal vaccino precedentemente utilizzato

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