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Ripicca diffamatoria social ai danni di un infermiere

di Redazione

Sarebbe stato diffamato sui social un infermiere di 52 anni in servizio presso l'ospedale di Cremona, costituitosi parte civile al processo per un fatto avvenuto nel 2021 legato ad una lite tra vicini di casa, convinti no vax, dopo un'accesa discussione sui vaccini durante la pandemia.

Cremona, infermiere diffamato sui social dopo lite sui vaccini

Guardate da chi siamo curati. Questo è un infermiere. Guardate come va a picchiare in giro. Chiediamo immediata sospensione dal lavoro. È il commento che accompagna un video pubblicato su Facebook, mai rimosso dalla piattaforma, che documenta una lite in cui sarebbe coinvolto l'infermiere, di cui vengono declinate pubblicamente le generalità.

Individuato come autore del testo e del video, è stato accusato di diffamazione il vicino di casa, un indiano di 40 anni, che avrebbe agito con l'intenzione di mettere in atto una ripicca diffamatoria. Nelle immagini si vedrebbe la moglie dell'indagato sputare addosso all'infermiere, colpendolo dritto ad un occhio.

Data la specifica posizione che rivestiva in ambito sanitario – scrive il legale nell'atto di parte civile - l'infermiere aveva dovuto ricorrere ad accertamenti precauzionali che scongiurassero il diffondersi del morbo in un contesto particolarmente delicato qual è l'ospedale.

L'infermiere, che già aveva contratto l'infezione da Sars-CoV2 nel febbraio 2020 ammalandosi gravemente di Covid, temeva infatti il rischio di essersi nuovamente infettato a seguito dello spiacevole episodio considerando che la vicina era dichiaratamente non vaccinata.

Aveva pertanto inviato una segnalazione alla coordinatrice dell'Ufficio Igiene dell'Asst di Cremona, avvisandola del fatto che gli era capitato. Secondo le prime ricostruzioni, il vicino di casa avrebbe pubblicato il video sui social allo scopo di vendicarsi delle accuse rivolte.

A seguito di questa condotta inaccettabile, la moglie dell'imputato ha diffuso la notizia di essere stata percossa dalla persona offesa - spiega il legale -. L'affermazione è puramente inventata e la circostanza infondata, evidentemente conseguenza della segnalazione fatta all'autorità sanitaria, continua.

Le espressioni utilizzate dall'imputato sono, oltre ogni evenienza, fortemente lesive della dignità sociale e personale del mio assistito, sottolinea spiegando che l'espressione “Va in giro a picchiare” si ammanta di particolare gravità perché è collegata al fatto che la parte offesa è un infermiere. Pertanto, si ritiene sia stata espressa con l'intenzione di colpire la vittima nell'ambito del proprio lavoro, tant'è che se ne chiede la sospensione.

Poiché l'indagato non sì è presentato in tribunale e il suo difensore d'ufficio non è mai riuscito a contattarlo, il giudice ha fissato una nuova udienza per il prossimo 6 giugno per un eventuale tentativo di conciliazione, altrimenti si andrà a processo.

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