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Sanitari no vax cercano escamotage con Legge 104

di Redazione Roma

La strategia è suggerita dai loro avvocati, poiché fra le indicazioni della Regione proprio la legge 104 del 1992 è una delle condizioni per scongiurare di essere lasciati a casa senza stipendio nel caso in cui non ci si sia ancora immunizzati. Tra i “trucchi” anche l’antitetanica. La Regione: Fake news, denunceremo.

Legge 104, il trucco dei sanitari no vax per evitare la sospensione

Si può ricorrere alla legge 104 del 1992 per evitare la sospensione dal lavoro e la perdita dello stipendio? Evidentemente sì, anzi è il nuovo appiglio, in Piemonte, per medici e infermieri no vax – ma anche per altre figure del comparto – che di vaccinarsi contro Covid-19 non ne vogliono sapere. Una strategia che non è stata assunta a livello individuale bensì suggerita, all’interno degli ospedali, dai legali dei cosiddetti “sanitari per la libera scelta vaccinale”, considerato che fra le indicazioni della Regione proprio la legge sopracitata costituisce una delle condizioni per evitare di restare a casa, senza stipendio, nel momento in cui non si sia ancora provveduto a vaccinarsi.

La legge n. 104 del 5 febbraio 1992, più conosciuta come legge 104, costituisce una risposta legislativa per garantire un adeguato supporto a un familiare in condizione di non autosufficienza – in alternativa alla mancanza del lavoro per tre giorni al mese – e può essere usata anche in maniera continuativa, optando per un’aspettativa di 30 giorni o più, fino a un periodo totale di 24 mesi.

Ma qual è la tesi dei sanitari no vax che cercano così un’ulteriore strada per scongiurare la sospensione? È che in questo modo l’assenza dal lavoro è giustificata dall’attività di assistenza del familiare disabile e il provvedimento previsto dal decreto Cartabia non scatta. Tutto semplice? Nel modo più assoluto, poiché per ottenere la riduzione oraria prevista dalla “104” – oggetto di dibattito anche nell’ambito dello smart working – occorre dimostrare di avere la medesima residenza, o quantomeno il domicilio temporaneo , allo stesso indirizzo della persona che si assiste. E le condizioni di salute di quest’ultima, ad ogni modo, devono essere accertate da una commissione medica nominata.

Proprio in questi giorni le aziende sanitarie sono in attesa, da parte della Regione, delle linee guida che chiariscano definitivamente quali siano le condizioni che consentono di “sottrarsi” alla norma. Prima delle quali, certamente, è una qualche forma di patologia. Un altro escamotage “inventato” dai sanitari no vax è, per paradosso, quello di sottoporsi all’antitetanica, cercando poi di dimostrare una presunta incompatibilità tra il siero contro il tetano e quello contro il Covid.

La fantasia al potere, dunque, e – per quanto sia surreale come un film di Jodorowsky – quest’ultima strada sarebbe già stata tentata da qualcuno, tanto da provocare la dura reazione del commissario dell’Unità di Crisi della Regione Piemonte, Antonio Rinaudo, che ha ammesso di essere pronto a segnalare questa fake news, e chi provasse a farne ricorso, direttamente alla magistratura. E ancora, ribadendo che i direttori delle aziende sanitarie sono tenuti a denunciare alla Procura ogni singolo caso di cui vengano a conoscenza.

La stessa Regione risponde che i vaccini a mRna non hanno il virus vivo attenuato e che il trucco è errato sia dal punto di vista clinico sia deontologico. Questa scusa per evitare di vaccinarsi contro il Covid non funziona e anzi potrebbe ravvisare il reato di rifiuto e omissione d’atti d’ufficio.

Giornalista

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