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Medico arrestato, gli infermieri in chat: Questo è pazzo

di Redazione

Anche a voi ha chiesto di somministrare i farmaci senza intubarli? Io non ci sto a uccidere questi solo perché vuole liberare i letto. Sono d'accordo con te, questo è pazzo. È quanto si dicono due infermieri chattando tra loro, in un'intercettazione agli atti del procedimento penale, nell'ordinanza di custodia cautelare a carico del medico primario facente funzione del Pronto Soccorso del nosocomio di Montichiari.

Brescia, primario arrestato. Chat degli infermieri: non voglio uccidere

Spuntano nuovi particolari dagli atti delle indagini che hanno portato all'arresto del primario del pronto soccorso dell'ospedale di Montichiari (Brescia) con l'accusa di omicidio volontario. Nel marzo scorso, durante la fase più acuta della pandemia, l'uomo avrebbe intenzionalmente somministrato a pazienti affetti da Covid farmaci a effetto anestetico e miorilassante causando la morte di due di loro.

Mentre il medico nega le accuse - Ho sempre agito per salvare la vita dei miei pazienti, ha dichiarato - l'Asst Spedali Civili lo ha sospeso dal servizio. Secondo quanto ricostruito dai carabinieri dei Nas, il medico avrebbe somministrato dosi letali di Succinilcolina e Propofol ai pazienti malati di Covid presenti in quel momento in reparto: i farmaci, nello specifico, sono utilizzati principalmente in anestesia per agevolare l'intubazione endotracheale e la ventilazione meccanica, nel primo caso, e per indurre l'anestesia, nel secondo. Ma i pazienti in questione non sarebbero mai stati intubati.

Il gip Angela Corvi nell'ordinanza scrive di piena consapevolezza e volontà di uccidere: il motivo, come detto, sarebbe riconducibile alla volontà di liberare non solo posti letto, ma anche risorse umane, fisiche ed emotive di medici, infermieri e operatori del pronto soccorso. Carlo Mosca è accusato di duplice omicidio volontario pluriaggravato e falso in atto pubblico (potrebbe aver alterato le cartelle cliniche di alcuni pazienti): il giudice ne ha disposto l'arresto sia per il rischio di reiterazione del reato che per la possibilità di inquinamento delle prove.

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