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COVID-19

Funzione della vitamina D nell’infezione da Sars-Cov-2

di Daniela Berardinelli

L’ipotetico ruolo protettivo della vitamina D e la sua incidenza sulla riduzione della mortalità nei pazienti Covid-19 sono ad oggi ancora molto discussi e gli esiti degli studi ancora contrastanti, anche se sembra che la popolazione più a rischio di complicanze per il Covid-19, ovvero gli anziani e le persone affette da polipatologie, sia la medesima in cui si riscontra anche un deficit di vitamina D (ovvero pazienti con patologie croniche come ipertensione, diabete, cancro, malattie cardiovascolari).

Vitamina D, studio su ruolo protettivo nella prevenzione di Covid-19

I pazienti con infezione da SARS-CoV-2 che assumono vitamina D hanno una minor prevalenza di compromissione degli scambi respiratori (data dal rapporto P/F che valuta l’efficienza dello scambio gassoso a livello polmonare), livelli sierici di ferritina inferiori (che rappresentano un parametro infiammatorio), ricevono meno frequentemente il tocilizumab (risultato poi anche poco efficace in altri studi), rispetto a coloro che non la assumono. Non è stata invece riscontrata un’associazione significativa tra l’assunzione della vitamina D e la riduzione della gravità della patologia o della mortalità nei pazienti Covid positivi.

Questi dati derivano da uno studio caso controllo retrospettivo che coinvolge 216 pazienti Covid-19 di cui 19 in trattamento con vitamina D confrontati con altri 197 della medesima età.

Il deficit di vitamina D (con un livello del biomarcatore 25OHD < 20 ng/ml) è stato riscontrato nel 82% dei pazienti Covid positivi e nel 47% della popolazione di controllo, evidenziando dei livelli particolarmente bassi negli uomini.

L’ipotetico ruolo protettivo della vitamina D e la sua incidenza sulla riduzione della mortalità nei pazienti Covid sono ad oggi ancora molto discussi e gli esiti degli studi ancora contrastanti, anche se sembra che la popolazione più a rischio di complicanze per il Covid-19, ovvero gli anziani e le persone affette da polipatologie, sia la medesima in cui si riscontra anche un deficit di vitamina D (ovvero pazienti con patologie croniche come ipertensione, diabete, cancro, malattie cardiovascolari).

Secondo questo studio la somministrazione di vitamina D potrebbe essere comunque raccomandata nei pazienti con infezione da SARS-CoV-2, oltre che per la sua azione protettiva a livello muscoloscheletrico anche per quella a carico del sistema immunitario, inibendo la produzione di citochine infiammatorie.

Per dimostrare un effettivo ruolo protettivo della vitamina D nella prevenzione del Covid-19 necessitiamo però di ulteriori studi di qualità metodologica e numeri superiori (ovvero di studi randomizzati controllati).

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